Ormai l’orologio non è un accessorio strettamente necessario: E quando Compro Phatek Philippe Milano non si tratta solo di stile, ma anche di un grande investimento
Cosa rende questi orologi tanto preziosi? Da un punto di vista strettamente finanziario, il valore di un Patek Philippe non fa che aumentare con il tempo, e non possiamo dire lo stesso di nessun altro marchio: persino l’acquisto di un Phatek Philippe può rivelarsi un flop
Quel che davvero distingue questo brand è che, per quanto un Patek Philippe possa aumentare di valore, probabilmente non ve ne vorrete mai separare: proprio per questo si dice che non è possibile possederne davvero uno, ma che ne si è solo i custodi per un tempo limitato, fino al passaggio alla generazione successiva La storia del brand Patek Philippe
L’azienda Patek Philippe venne fondata nel 1851, quando un uomo d’affari con l’animo di un artista incontrò un talentuoso orologiaio. Antoni Patek iniziò ad interessarsi agli orologi negli anni ‘20: ne era affascinato dal meccanismo, ma aveva anche notato che nessuno una delle aziende allora esistenti creava dei prodotti pregiati ed eleganti Patek iniziò a produrre orologi nel 1839 con il suo primo partner, Franciszek Czapek, ma la collaborazione durò solo pochi anni.
Verso la fine del secolo scorso infatti, l’imprenditore incontrò Adrien Philippe, Una volta conosciuto, Patek chiuse i rapporti con Czapek per collaborare a tempo pieno con Philippe. Nei 26 anni che seguirono, Patek e Philippe introdussero nei loro orologi un’innovazione dopo l’altra, inclusi un cronografo rattrappante, un tourbillon e il primo calendario perpetuo al mondo.
I due, tecnologia a parte, si concentrarono sulla bellezza dei loro prodotti, basandola sull’utilizzo di materiali preziosi e sulla fattura artigianale. Tutt’ora, Patek Philippe vanta gli standard di lusso più alti del settore, ed ogni componente dei loro orologi è realizzata internamente.Leggi anche: I 10 brand di orologi più cercati su Barnebys Quando l’innovazione incontra la tradizione
Sono state solo due le occasioni in cui Patek Philippe ha rischiato il fallimento. La prima durante la crisi finanziaria degli anni ‘30: l’azienda era conosciuta per i suoi raffinati orologi da taschino, ma i più abbienti erano in ristrettezze economiche e gli orologi da polso stavano diventando sempre più popolari tra il grande pubblico. L’unica alternativa al fallimento era l’innovazione. Nel 1932, Patek Philippe lanciò il famoso Calatrava.
Elegante e moderno, il modello Calatrava era accessibile al grande pubblico, pur mantenendo gli alti standard di manifattura artigianale. Il suo design divenne così popolare da essere ancora adesso uno dei modelli più venduti dell’azienda. Oggi, un Cataltrava vintage può avere un valore superiore ai 5.000 euro
Il prezzo al dettaglio per un Calatrava nuovo si aggira intorno ai 20.000 euro per il modello base, ma può lievitare fino a 94.140 euro per la versione Haute Joaillerie, che, tra zaffiri e diamanti, è composto di ben 702 pietre preziose.
Leggi anche: Breve storia dell’orologio da polso La seconda volta che la Patek Philippe fu sull’orlo della bancarotta era il 1970: sul mercato si erano appena introdotti i primi orologi al quarzo, che ne avevano stabilizzato l’industria intera. La compagnia rispose con un modello dal design nuovo e innovativo, il Nautilus, un orologio meccanico il cui quadrante ricorda l’oblò di un transatlantico. Venduto a un prezzo di 2.500 euro, il Nautilus costava il triplo di un classico Rolex, ma fu un successo.
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Forse non tutti sanno che
La Rolex SA venne fondata nel 1905 da Hans Wilsdorf e dal fratellastro Alfred Davis; pur essendo attualmente una delle maggiori imprese svizzere dell’orologeria, Wilsdorf era di nazionalità tedesca e la prima sede era a Londra. Wilsdorf & Davis fu il nome originario dato all’azienda, che in seguito divenne la Rolex Watch Company. Inizialmente si limitavano a importare in Inghilterra i meccanismi svizzeri prodotti da Hermann Aegler, che successivamente divenne socio, assemblandoli in lussuose casse create dalla firma Dennison e da altri gioiellieri dell’epoca che vendevano i primi orologi da polso personalizzandoli con il proprio marchio. I primi orologi prodotti dalla Wilsdorf & Davis erano marcati “W&D” (sigla visibile all’interno della cassa). Hans Wilsdorf registrò il marchio “Rolex” a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera nel 1908. Il significato di questo termine è sconosciuto, secondo alcuni (versione mai confermata da Wilsdorf) “Rolex” deriva dalla locuzione francese horlogerie exquise, che significa orologeria squisita. Altri riportano che il nome derivi dall’unione della parola Rolls-Royce, automobili di lusso amate da Alfred Davis, e Timex, grande produttore di orologi dell’epoca, per indicare appunto che la produzione sarebbe stata orientata a orologi “EX” di lusso “ROL” da cui ROLEX. Ad ogni modo, Wilsdorf voleva un nome facilmente pronunciabile in ogni lingua, immediato, facile da ricordare, ma anche che avesse stile, cioè non doveva essere troppo ingombrante sul quadrante e doveva dare la possibilità ai rivenditori inglesi (per i quali erano destinati inizialmente i primi modelli) di poter incidere il proprio nome al di sotto di Rolex.
La Wilsdorf & Davis si spostò dalla Gran Bretagna nel 1912. Wilsdorf avrebbe voluto rendere economici i suoi prodotti, ma le tasse e i dazi di importazione sulle casse degli orologi (oro e argento) alzavano i prezzi. Da quel momento il quartier generale venne spostato a Ginevra, mantenendo filiali in altre città (ad esempio Bienna) e in altri continenti: Nord America, Asia, Australia. Un altro motivo che spinse Wilsdorf a trasferirsi in Svizzera fu perché con lo scoppio della prima Guerra Mondiale un tedesco non era visto di buon occhio in Inghilterra, e ciò avrebbe potuto causare ulteriori ostacoli alla sua azienda.